Oggi più che mai occorre che l’insegnante sappia stare dentro la complessità, sul piano culturale ed emotivo. Di fronte alla sempre più grande varietà di gruppi familiari e di situazioni scolastiche, che creano visioni e comportamenti sempre più complessi, la corresponsabilità educativo-didattica famiglia/scuola è un elemento indispensabile per garantire un’educazione di qualità.
Corresponsabilità scuola/famiglia
La nostra Carta Costituzionale, in vigore dal 1° gennaio del 1948, assegna alla famiglia e alla scuola il compito di educare e istruire i giovani. Infatti, essa, tra i suoi princìpi fondamentali, contempla la corresponsabilità tra scuola e genitori per l’educazione delle nuove generazioni. E oggi, considerata la complessità dei nuovi contesti sociali, la continuità educativo-didattica famiglia/scuola è un elemento ancora più prezioso per garantire accesso all’istruzione ed educazione di qualità. (Fonte Miur)
Com’è noto tra gli addetti ai lavori, l’art. 29 del CCNL 2006-2009 Scuola (interamente richiamato dal CCNL 2016-2018 Istruzione e Ricerca) dettaglia le attività funzionali all’insegnamento tra le quali, al comma 2, troviamo i rapporti individuali con le famiglie. Il comma 4 precisa poi che per assicurare un rapporto efficace con le famiglie e gli studenti è il consiglio d’istituto, sulla base delle proposte del collegio dei docenti, a definirne modalità e criteri di svolgimento, assicurando la concreta accessibilità al servizio. (L. Bertocchi)
Secondo l’ottica di questi documenti normativi, genitori e insegnanti devono implementare e facilitare la costruzione di un ambiente dove la collaborazione e la condivisione sono condizioni fondamentali per favorire i processi di apprendimento e di socializzazione delle studentesse e degli studenti. Spesso in questa dimensione di condivisione e collaborazione i ruoli di scuola e famiglia sono confusi, ma in realtà devono sempre rimanere ben separati per permettere lo svolgimento di funzioni educative diverse.
È sempre più complesso parlare di relazioni scuola/famiglia, perché la relazione educativa ha assunto sfaccettature diverse e imprevedibili e, spesso, si sposta sull’analisi delle figure genitoriali legate a caratteristiche culturali e culturali, anche non tradizionali e omologate.
Ormai siamo di fronte a una varietà di gruppi familiari e di situazioni scolastiche, varietà, in termini più generali, di comportamenti, di stili di vita, di visioni del mondo, che con il loro intreccio costituiscono quella trama che definiamo “complessa” termine che qui usiamo non tanto perché è ormai invalso nel linguaggio comune, ma perché trova fondamento nella “teoria della complessità” di Edgard Morin. Occorre, pertanto, che l’insegnante sappia stare dentro la complessità, collocarvisi mentalmente, sapendo assumere un atteggiamento accet¬tante delle contraddizioni esistenti. (R. Armocida e E. Mattalia)
Ascoltando le parole di docenti e genitori, è ormai opinione sempre più diffusa che la relazione scuola/famiglia possa assumere anche una forma non adeguata e destabilizzante. Spesso la scuola riesce a costruire una rete relazionale con famiglie, dove il dialogo e il confronto sono considerate una ricchezza reciproca e con le quali è facile costruire una proficua alleanza educativa… ma non sempre. Ultimamente, infatti, il livello di conflittualità tra scuola e famiglia è notevolmente aumentato e occupa costantemente ampi spazi mediatici.
Dai confronti e dai colloqui con insegnanti di ogni grado di scuola emerge una percezione di difficoltà nell’individuare un proprio ruolo educativo armonico e complementare con quello di alcune famiglie moderne che manifestano fragilità poco funzionali. Da un lato, abbiamo un gran numero di papà e di mamme che assumono un atteggiamento eccessivamente delegante e distante; all’estremo opposto, genitori che pretendono un controllo diretto sulla vita scolastica e si cristallizzano in un ruolo iperprotettivo, togliendo al figlio il privilegio di imparare dai propri errori. (S. Sartoretto)
Teatro spesso più di scontri che di incontri sereni e collaborativi sono i colloqui docenti/genitori, dove si corre il rischio di non confrontarsi sui successi o insuccessi formativi dell’alunna o dell’alunno, ma di essere letteralmente travolti da vissuti ed esperienze personali e di essere testimoni di situazioni delicate, se non drammatiche. Oppure le osservazioni del docente sono fredde e distaccate e sembrano essere ben lontane dai vissuti emozionali e relazionali del ragazzo o della ragazza in questione.
Assume quindi grande importanza nei rapporti interpersonali l’empatia, che può aiutare il docente a trovare la strada giusta per costruire un’intesa capace di favorire il successo formativo di ogni studente. Per empatia intendiamo la capacità di entrare nell’universo mentale ed emotivo dell’interlocutore con il quale si intrattiene una relazione (l’allievo o la sua famiglia). Saper decodificare questo universo è un passaggio indispensabile per stabilire una relazione efficace e corretta. (L. Bertocchi)
Per costruire e creare un rapporto tra scuola e famiglia è importante trovare spazi di equilibro dove non vi sia sottomissione di nessuna delle due parti e dove la scuola non si ponga come risolutrice delle problematiche che possono essere presenti in una famiglia.
Una relazione efficace nasce dal non negare le problematicità, nel dare spazio all’osservazione, nel condividere e ascoltare per scoprire e sperimentare insieme risposte significative. Vivere l’empatia conduce alla creazione di rapporti sani e vitali sia per i genitori sia per gli insegnanti.
Sapersi mettere nei panni di un genitore è importante: a differenza del passato, oggi ci sono tanti tipi di famiglie caratterizzate tutte da problemi di varia natura. Spesso entrambi i genitori lavorano e hanno meno tempo da dedicare all’educazione. Molti ragazzi sono figli unici, caricati di tutte le ambizioni e le speranze delle loro famiglie. Le classi sono sempre più multiculturali: ogni studente ha tradizioni, consuetudini e regole che possono variare da quelle maggiormente diffuse. È evidente come tutti questi aspetti influenzino il modo in cui i genitori interagiscono con la scuola e i suoi operatori ed è quindi indispensabile che i docenti siano adeguatamente attrezzati, sul piano culturale ed emotivo, a gestire situazioni così complesse. (L. Bertocchi)
Come? Rinunciando al pregiudizio ed ascoltando attivamente: due atteggiamenti fondamentali per un buon rapporto scuola/famiglia e la costruzione di un progetto educativo condiviso e perseguibile con coerenza da entrambe le parti.
Ma, soprattutto, si deve portare avanti l’idea che la scuola è un luogo educativo diverso da quello della famiglia, non in contrasto, ma differente perché più ricco di esperienze e più plurale di quanto possa mai esserlo qualsiasi contesto familiare. Quindi uno spazio pubblico inclusivo in cui si incontrano bambine e bambini, ragazze e ragazzi che vivono esperienze sociali e culturali differenti. Spazio di confronto dove convivono diverse opinioni, punti di vista, sensibilità culturali, scelte religiose. Spazio di relazioni tra generazioni diverse dove maturare e vivere coscienza civica, scelte consapevoli, rispetto delle istituzioni e condivisione delle regole della convivenza democratica. Ma questo ruolo inclusivo si arricchisce e cresce se vissuto in condivisione con la famiglia e le altre agenzie educative: spazi dove si fa e si vive cultura, spazi di speranza per le generazioni future.
BIBLIO/SITOGRAFIA
• L. Bertocchi, Il difficile rapporto tra scuola e famiglia Verso la costruzione del colloquio empatico
• R. Armocida e E. Mattalia, Scuola e famiglia: una relazione possibile
• S. Sartoretto, Stabilire relazioni sane tra scuola e famiglia
• G. Rodari, Scuola di fantasia, La nave di Teseo 2020
• MIUR, Partecipazione dei genitori e corresponsabilità educativa
• INVALSI Open, Uniti per il benessere dei giovani
A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi