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I princìpi dell’UDL per un curricolo inclusivo

Che cos’è l’ Universal Design for Learning (UDL)?

L’ Universal Design for Learning (UDL), detto anche Progettazione Universale per l’Apprendimento (PUA), è un documento elaborato nel corso di 26 anni da un gruppo (CAST) formato da pedagogisti, neuro scienziati, professionisti dell’ambito dell’educazione e della tecnologia, per sviluppare percorsi per aiutare studenti con disabilità ad accedere al curriculo educativo generale.
 (La didattica universale

Nei primi anni, l’attenzione era rivolta ad aiutare le persone ad “adattarsi” per superare le loro disabilità seguendo il curricolo educativo generale.
Infatti, nella premessa del documento, leggiamo che: Questo lavoro si basava sulla tecnologia assistita, strumenti compensativi (come il correttore ortografico) e software per lo sviluppo delle abilità, strumenti che, oggi, rimangono un aspetto importante di ogni piano educativo completo.
Alla fine degli anni 80, abbiamo spostato l’attenzione verso il curriculum e i suoi limiti. Ponendoci una questione importante: come questi limiti rendono “disabili” gli studenti ? Questo cambiamento nell’approccio portò ad una semplice, ma profonda, consapevolezza: il peso dell’adattamento sarebbe dovuto ricadere sul curriculum e non sullo studente. Visto che molti curricula non possono adattarsi alla variabilità individuale, si è giunti alla conclusione che questi, non gli studenti, sono “disabili” e che pertanto è necessario “modificare” i curricula e non gli studenti.
(Universal Design for Learning (UDL) – Linee guida)

Nei primi anni 90il CAST iniziò a ricercare, sviluppare ed articolare i princìpi e le pratiche della Progettazione Universale per l’Apprendimento. Il termine proviene dal concetto di Progettazione Universale “Universal Design” utilizzato nello sviluppo architettonico, proposto per la prima volta negli anni ’80 da Ron Mace dell’Università della Carolina del Nord. Questo movimento mirava a creare ambienti fisici e strumenti che potessero essere usati dal maggior numero di persone… Un esempio classico di progetto universale è lo scivolo del marciapiede. Sebbene fosse stato progettato originariamente per le persone sulle sedie a rotelle, adesso è utilizzato da tutti, dalle persone con i carrelli della spesa ai genitori con i passeggini.
(Universal Design for Learning (UDL) – Linee guida)

L’ UDL si inserisce a pieno titolo nell’educazione inclusiva internazionale, in particolare per quanto riguarda:
• l’attenzione alle “differenze” di tutti gli alunni;
• l’impegno alla rimozione delle barriere all’apprendimento e alla partecipazione sociale per tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro “diversità”;
• la creazione di ambienti di apprendimento inclusivi, dove gli alunni con funzionamenti “diversi” possono sentirsi accolti e dare il meglio di sé;
• l’integrazione di efficaci strategie specifiche rivolte a particolari tipologie di alunni, all’interno di strategie didattiche per tutti, in un’ottica di “speciale normalità”, dove ciò che può essere indispensabile per qualcuno diviene utile per tutti (Ianes, 2006);
• l’attivazione di strategie e interventi didattici individualizzati e personalizzati, all’interno della quotidianità didattica della propria classe;
• l’attivazione di reti di collaborazione sul territorio.

Quello che è necessario per qualcuno, finisce per diventare utile per tutti.
(L. Cottini (a cura di),Universal design for learning e curricolo inclusivo, Giunti EDU, 2019)

Per questo occorre progettare curricoli inclusivi!
L'UDL/PUA è un approccio che prevede di progettare fin dall'inizio, intenzionalmente e sistematicamente, i curricoli didattici in modo da renderli rispondenti alle esigenze dei singoli alunni. Quindi, progettare curricoli inclusivi non significa costruire programmi speciali, ma adattare il curricolo comune, ampliandolo e diversificandolo così che possa accogliere le esigenze di tutti gli studenti. Significa ricercare i punti di contatto tra la programmazione individualizzata e quella curricolare, evitando di mettere in campo percorsi formativi totalmente separati.

Ma cosa si intende per curricolo inclusivo?

• Il vostro curricolo è inclusivo?
• Nel RAV (Rapporto di autovalutazione) l’area dell’inclusività che indica l’attuazione di buone pratiche inclusive è buona o presenta delle criticità?
• Se il vostro RAV presenta delle criticità, il PdM (Piano di miglioramento) cosa ha previsto per rimediarle?
• Se gli alunni sono “diversi”, il curricolo di italiano, matematica, musica, storia, geografia, inglese ecc. come può rimanere lo stesso per tutti?
• Come è possibile rendere più inclusivo l’itinerario formativo del vostro curricolo disciplinare?

Il modello psico-pedagogico proposto dall’UDL cerca di dare delle risposte proponendo una personalizzazione educativa per tutti attraverso un approccio flessibile ed inclusivo,
permettendo così di offrire ad ogni alunno pari opportunità ed equità di apprendimento.
La sollecitazione è proprio quella di costruire… la scuola delle differenze” (come si legge nel decreto sull’inclusione del 2017): un contesto “di tutti e di ciascuno”, in grado di “fornire un’educazione di qualità, equa e con pari opportunità di apprendimento per tutti”, che miri a sviluppare “le potenzialità di ciascuno nel rispetto del diritto all’autodeterminazione e all’accomodamento ragionevole (Art. 1 del D. Lgs. 66/2017).

Cosa si intende per differenziazione didattica?

Per Carol Ann Tomlinson (2001; 2014) il concetto di differenziazione didattica comprende sia quello di individualizzazione sia quello di personalizzazione, presentandoli come opportunità per tutti gli alunni, che possono, in maniera flessibile, aver bisogno di contenuti e/o modalità differenti di apprendimento in tempi diversi.
Allo stesso modo l’UDL prevede a priori modalità didattiche diverse per rispondere ai molteplici e variegati bisogni degli alunni, ponendo l’attenzione nello specifico sulle preferenze e modalità di apprendimento e sui bisogni negli ambiti della percezione, della rielaborazione, dell’esposizione di contenuti di apprendimento e del coinvolgimento in attività didattiche. (Meyer, Rose e Gordon, 2014)
Le differenze vanno affrontate in modo diverso se si vuole che l’azione didattica porti a un arricchimento per tutti nella prospettiva dell’inclusione. Per questo è importante progettare per la propria classe un curricolo che tenga conto delle differenze e delle peculiarità di ciascun bambino e in cui innestare tutte le azioni didattiche di flessibilità che si rendono necessarie per tutti e per ciascuno. Su questa base di partenza comune occorre poi integrare le eventuali programmazioni individualizzate che si rendano necessarie per gli allievi con bisogni educativi speciali (BES).

L’UDL fornisce una traccia, una mappa se volete, che vi permetterà di applicarne le linee guida alle 4 componenti del curricolo: obiettivi, valutazioni, metodi e materiali. Questo approccio fornisce a tutti gli insegnanti un modo sistematico di progettare lezioni che includono itinerari e supporti flessibili nonché una varietà di opzioni e scelte per aiutare tutti gli studenti a progredire verso la padronanza.
(Rao e Meo, 2016).
(Universal Design for Learning in pratica)

Quindi, un curricolo della PUA deve proporre mezzi per evitare il più possibile il ricorso alla medicalizzazione e promuovere l’inclusione di tutti gli studenti: un’inclusione senza etichette!

Secondo l’UDL/PUA non basta modificare o adattare i curricula per pochi alunni “speciali”, ma occorre costruirli efficaci per tutti!
Ad esempio:
• programmando buone pratiche disponibili per tutti gli studenti fin dall’inizio e non solo dopo fallimenti vari o vera e propria dispersione scolastica per programmi troppo tradizionali e/o dopo aver fatto ricorso ad alternative terapeutiche;
• assicurandoci di utilizzare un approccio di insegnamento misto, che risponda alle caratteristiche di ciascun studente, includendo video, audio, momenti di interazione sociale e tutte le strategie didattiche utili a soddisfare ogni tipo di alunno.
L’UDL permette, quindi, di offrire a tutti pari opportunità ed equità di apprendimento, attraverso una differenziazione qualitativa ed informazioni uditive e/o visive differenziate.
Tali informazioni possono essere presentate agli studenti anche con supporti, codici e modalità diverse, quali font adattati, spaziature e dimensioni dei caratteri, oppure, ad esempio, software che transcodificano testi scritti in tracce audio per alunni non vedenti, oppure in video sottotitolati o con segnali visivi e didascalie per alunni ipoacusici.
La ricerca ha dimostrato che l’applicazione dello UDL aumenta l’accessibilità, la partecipazione, i progressi, lo sviluppo delle attitudini e il rendimento di tutti i discenti, compresi quelli con disabilità importanti. Concentrandosi sulla rimozione delle barriere e sulla promozione dell’apprendimento esperto negli studenti si ottengono dei risultati che rispondono esattamente a ciò che viene richiesto nella nostra società odierna, in cui non bastano più le conoscenze, ma servono delle competenze.

Se uno degli obiettivi dello UDL è che gli studenti imparino a imparare, crescendo e migliorando sempre, come insegnanti dobbiamo impegnarci per permettere a ciascuno di realizzare il proprio obiettivo.
Infatti, nel 21° secolo, lo scopo dell’educazione non è più solo la padronanza dei contenuti o l’uso delle nuove tecnologie, ma la padronanza del processo di apprendimento.
L’educazione oggi dovrebbe aiutare a trasformare gli studenti principianti in studenti esperti: individui che vogliono apprendere, che sanno come apprendere e che, attraverso flessibilità e personalizzazione, sono ben preparati all’apprendimento per tutta la vita.
L’UDL aiuta appunto gli educatori a raggiungere questo obiettivo, fornendo un quadro per comprendere come creare curricula per competenze, che soddisfino i bisogni di tutti gli studenti sin dall’inizio.
Ma, nonostante il modello UDL abbia finora riscosso molto successo a livello teorico, la sua applicazione concreta non è ancora sufficientemente diffusa.
Anche se Per quanto riguarda la sua diffusione, negli ultimi anni alcuni autori italiani hanno sottolineato a più riprese la possibilità di conciliare il modello con i principi della pedagogia e didattica inclusiva, avanzando proposte operative concrete (Cottini, 2019; Savia, 2016).
(Universal Design for Learning in pratica)

BIBLIO/SITOGRAFIA
• D. Rose e A. Meyer,(2002) Teaching every student in the digital age - Insegnare a tutti gli studenti nell’era digitale
• L. Cottini (a cura di), (2019) Universal design for learning e curricolo inclusivo, FI, Giunti EDU
• Cottini L. e Morganti A. (2015), Evidence-Based Education e pedagogia speciale. Principi e modelli per l’inclusione, Roma, Carocci
• D’Alonzo L. (2017), La differenziazione didattica per l’inclusione. Metodi, strategie, attività, Trento, Erickson
• Universal Design for Learning in pratica, Strategie efficaci per l’apprendimento inclusivo, a cura di Wendy W. Murawski e Kathy Lynn Scott, Ed. italiana a cura di S. Dell’Anna, Erickson
• CAST (2011). Universal Design for Learning(UDL) Guidelines version 2.0. Wakefield, MA: Author. Traduzione in italiano versione 2.0 (2015) a cura di G. Savia e P. Mulè - Universal Design for Learning (UDL) Progettazione Universale per l’Apprendimento(PUA) Guidelines: full-text LINEE GUIDA: testo completo
• Universal Design for Learning (UDL) – Linee guida
• Universal Design for Learning in pratica
Cosa si intende per Universal Design for Learning (UDL)?


 A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi

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