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La paura del futuro negli adoloscenti

È vero che gli adolescenti sono "schiacciati" dalla paura del futuro?

Tutti abbiamo paura del futuro. Ma il tema del futuro per molti adolescenti è un argomento che suscita molta ansia e poco entusiasmo. 

Ragazzi e ragazze temono di non essere in grado di pianificare azioni coerenti che andranno a delineare il loro futuro sia che si tratti di scegliere un percorso scolastico sia che si cerchi di capire chi si vuole essere in un domani non troppo lontano.

Ma gli adolescenti e le adolescenti di oggi chi sono? 

L’immagine che emerge, anche nel sentire comune, è quella di una generazione sempre connessa, che vive in un’epoca in cui vita online e offline sembrano essersi intrecciate al punto da risultare quasi indistinguibili; sovente in preda all’ansia e alla depressione; a volte soffocata da genitori molto protettivi. E, se si riesce a dialogare con loro (dato che un’opinione molto diffusa è che essi vivano in un mondo nel quale è difficile entrare!), si percepisce chiaramente la loro profonda paura per il futuro

Se pensiamo all’adolescenza, la visione che solitamente abbiamo come adulti  è il ricordo di un periodo della vita vissuto come spensierato, felice, dove ci si sentiva invincibili e in cui le emozioni positive erano dominanti. Altri tempi! Oggi la realtà sembra essere diametralmente opposta e lontanissima da questi pensieri ed emozioni: sono molti gli adolescenti sopraffatti da dubbi, preoccupazioni e timori riguardo il proprio futuro. Ovviamente alcune di queste paure possono essere normali e fisiologiche, legate quindi all’età adolescenziale, ma altre, invece, sono causate dall’instabilità e dalla precarietà del contesto socioculturale in cui viviamo. 

Secondo M. Lancini e L. Cirillo, psicologi e psicoterapeuti noti specialmente per le loro ricerche legate a temi come l'adolescenza, le dipendenze tecnologiche e i disturbi psicologici degli adolescenti, "esistono paure ataviche, ancestrali, che accompagnano gli esseri umani da sempre, come la paura dell’ignoto e della morte, del non conosciuto, del non pensato, dell’invasione nemica, della guerra, dell’epidemia, dei disastri naturali. L’attacco alla sopravvivenza genera inesorabilmente paure e ansie anticipatorie adattive, che hanno la funzione di tutelare dal rischio estremo per la specie. Al di là di queste paure, all’essere umano appartengono fobie allocate ad un livello meno recondito della mente, più di carattere affettivo e che sembrano risentire maggiormente della fase evolutiva specifica in cui si sperimentano, sono cioè più ricorrenti in alcune età della vita rispetto ad altre. Le paure sono dunque indicatori preziosissimi delle tensioni e delle ambivalenze  che albergano dentro ognuno di noi, risentono della nostra storia personale e della nostra organizzazione intrapsichica, ma vengono influenzate e suggerite anche dal contesto socioculturale in cui viviamo. Ciò che accade intorno a noi, non solo nel limitrofo ambiente familiare ma a livello sociale più ampio, ha un’influenza sostanziale nell’orientare paure e ostacoli, nel determinare valori di riferimento con cui confrontarsi nella crescita e modelli di identificazione". (M. Lancini, L. Cirillo, 2018)

La loro ricerca ci riferisce che molti studi recenti hanno evidenziato un diffuso malessere nella generazione degli adolescenti e dei giovani: malessere che il Rapporto Istat permette di visualizzare plasticamente utilizzando la categoria "paura del futuro".

La FIGURA 7 qui sotto riportata (presa dal Rapporto Istat "Indagine bambini e ragazzi 2024", pag. 9) permette di comprendere in un colpo d’occhio l’entità della "paura del futuro". Se infatti, in generale, il 44,9% dei giovanissimi (11-13 anni) dice che il futuro lo affascina, questo dato cala drasticamente pochi anni dopo; mentre raddoppia addirittura la percentuale di adolescenti che dichiara di avere paura del futuro, passando dal 20,9% di 11-13 anni al 43,5% di 17-19enni.


(Fonte Tecnica della Scuola)

Facendo poi un confronto con l’indagine condotta nel 2021, si vede che la quota di coloro che si sentono affascinati dal futuro è diminuita di quasi 5 punti percentuali, mentre è cresciuta di 5 punti e mezzo la quota di chi ha paura.

Ciò che desta sgomento è ancora una volta una "faccenda di genere". In effetti, in linea con quanto emerso già nel 2021, le ragazze evidenziano un maggiore timore per quello che potrà avvenire: la quota di chi ha paura del futuro (42,1%) è ampiamente superiore a quella di coloro che ne sente il fascino (35,9%)." (A. Tosolini, 2024)

Per i nostri ragazzi e le nostre ragazze, però, non si tratta solo di paura dell’avvenire: è un’ansia spesso associata a una percezione di impotenza e mancanza di speranza, che può influire sulla salute mentale in diversi modi.
Vivere in uno stato di allerta costante, nel tentativo di controllare un futuro incerto, impedisce di concentrarsi sul presente, limita l’energia psichica per affrontare la vita quotidiana e ostacola la capacità di regolare le emozioni. In questo modo è più difficile mantenere la calma e la sensazione di sicurezza.

La paura del futuro negli adolescenti è una forma di ansia anticipatoria, caratterizzata da preoccupazione persistente verso eventi futuri percepiti come incerti o minacciosi. Infatti, nell’adolescenza, che può essere considerata una fase di transizione e di costruzione identitaria, l’idea di futuro assume un valore centrale: si definiscono obiettivi, progetti e rappresentazioni del sé adulto. Quando queste rappresentazioni sono dominate da timori (es. fallimento, instabilità, guerre, clima, situazioni geopolitiche complesse …), nasce la "paura del futuro".

Uno scenario che oggi si innesta su una visione pessimistica del futuro anche a causa di guerre e cambiamenti climatici. Gli adolescenti che hanno una visione grigia sono ormai un'ampia maggioranza (62,4%, due anni fa era 50%), solo poco più di un terzo (37%) si dichiara ottimista. In cima alla classifica c'è la paura della guerra (53,6%) e il degrado ambientale, indicato dal 48,7% del campione. Complessivamente le ragazze sono più preoccupate rispetto ai ragazzi. Riguardo al futuro personale, solo un terzo del campione (32,9%) pensa di rimanere nella stessa città in cui vive attualmente e una larga maggioranza (75%) si vede in "un rapporto di coppia stabile e di convivenza/matrimonio, con figli". Pochi i consumi culturali. La scuola, come ambiente, è per gli adolescenti-studenti un luogo "decisamente piacevole" (12%) o, comunque, "moderatamente piacevole" (60%). (Fonte Laboratorio Adolescenza + Iard, ANSA, 2025)

Ma in alcuni individui questa preoccupazione diventa una vera e propria paura, che tende a compromettere la qualità della vita; mentre, secondo gli psicologi, temere l’ignoto e ciò che la vita ci può riservare è del tutto normale e una certa dose di preoccupazione per il futuro fa parte di ognuno di noi, senza che diventi una situazione ansiogena eccessiva.

Inoltre, l’adolescenza è un momento di costruzione dell’identità personale dove ragazzi e ragazze si pongono domande cruciali:  "Chi sono?", "Cosa voglio diventare?" . E l’impossibilità di avere risposte certe  genera un profondo stato di ansia, spesso accompagnata dal timore di fare scelte sbagliate o di non riuscire a soddisfare le aspettative di chi li circonda.
Negli adolescenti, questa paura si declina spesso in preoccupazioni legate alle scelte scolastiche o professionali, alla percezione di sé come persona autonoma che sa "cavarsela da sola", alle pressioni su un’identità futura che derivano dall’interazione con la famiglia e l’ambiente sociale e al proprio ruolo all’interno del gruppo.

Anche le pandemie, le crisi economiche e il cambiamento climatico incidono, quindi, sulle nuove generazioni e nell’articolo citato sopra sono riportate alcune interessanti considerazioni sostenute dai giovani stessi, che non hanno più fiducia del mondo in cui vivono.

"Ho ansia e paura per il futuro – dice un giovane diciottenne – il mondo è a rotoli".                       

La sottile sfiducia verso gli adulti e soprattutto verso le istituzioni accentua il senso di precarietà e l’incertezza della realizzazione dei propri progetti e obiettivi. Le cause sociali e strutturali si riflettono sul piano individuale e danno forma a un interrogativo sulla propria persona, sulla propria identità. 
Si chiede un giovane ventiduenne: "Che futuro avrò? Che persona sarò? Chi sarò tra 5/10 anni, domani? Troverò una svolta nella mia vita?". (P. Bignardi, 2025)

Inoltre, la paura del futuro negli adolescenti è amplificata da cambiamenti interni ed esterni che intensificano l’incertezza e rendono ogni decisione più cruciale e significativa.

La paura può esprimersi in diversi modi.  Riportiamo in sintesi i sintomi più significativi:

  • rimandare, prendere tempo per evitare di affrontare scelte difficili e complesse;
  • ritiro sociale per evitare il confronto con i successi e le aspettative altrui (leggi anche Il ritiro sociale: un problema da affrontare);
  • idee e riflessioni negative che ricorrono e che tendono a bloccare la voglia di costruire progetti, lo spirito d’iniziativa e aumentano la sensazione di non essere all’altezza e di non farcela.

Che ruolo hanno i social nella paura del futuro dei nostri adolescenti?

Numerosi studi hanno evidenziato come i social media possano alimentare un senso di insicurezza, soprattutto quando gli adolescenti si confrontano costantemente con immagini e narrazioni di vite apparentemente perfette.
I social tendono ad amplificare confronti sociali spesso distorti, dove i coetanei sembrano perfetti, adeguati ad ogni contesto sociale e sicuri, aumentando la sensazione di inadeguatezza e  alimentando l’idea che il proprio futuro sarà più insoddisfacente rispetto a quello dei compagni.
Il timore di sbagliare le scelte di vita rende ogni decisione complessa anche perché molti adolescenti vivono le scelte scolastiche o professionali come irreversibili e sono spaventati e intimoriti da narrazioni familiari e sociali che descrivono il futuro come un percorso solo in salita.
Per non parlare delle notizie che rimbalzano ogni giorno nella normale vita quotidiana in riferimento alla difficile situazione economica, alle crisi finanziarie e alla precarietà lavorativa: notizie che entrano nelle loro vite attraverso i discorsi degli adulti o i media creando un substrato di sfiducia e insicurezza che può influenzare negativamente il loro approccio al futuro.

Il timore del futuro si manifesta anche attraverso sintomi fisici ed emotivi, come difficoltà a dormire, stanchezza, irritabilità e una sensazione di blocco e spesso arriva a sfociare in un evitamento attivo: ad esempio, rimandando decisioni importanti o ignorando il problema.

Ma come aiutare ragazzi e ragazze ad affrontare e convivere con la paura del futuro?

Gli adulti possono provare ad aiutare gli adolescenti a dare un nome alle proprie paure, ad esplorare i propri timori, mettendosi in una posizione di ascolto attivo e ponendo domande significative che possono aprire la strada a una riflessione più consapevole e aiutandoli a concentrarsi su obiettivi più vicini e realizzabili.
Solo un approccio prospettico, che tenga conto di emozioni, aspettative e capacità di gestire l’incertezza, può aiutare ragazzi e ragazze ad affrontare e a dare un senso alle loro paure.
A volte, può essere utile fornire loro indicazioni tecniche e strategie pratiche e concrete (ad esempio, insegnare loro tecniche di rilassamento e attività analoghe) per quegli adolescenti che spesso si sentono sopraffatti da concetti troppo ampi anche solo da individuare. Aiuta, anche, portarli a costruire una rete di supporto e parlare delle proprie paure, dove l’ascolto attivo porta gli adolescenti a sentirsi ascoltati  e compresi e crea uno spazio dove si è  più inclini a condividere le proprie paure. 

In sintesi, è anche importante far comprendere agli adolescenti, senza banalizzare, che l’incertezza, anche se non è la norma, è una condizione molto diffusa, che non deve paralizzare gli individui e che, ridimensionando ideali troppo alti e costruiti su modelli sociali esterni, è possibile ridurre l’ansia e la paura e focalizzare il fatto che il futuro è incerto per chiunque. 

Quale può essere il ruolo della scuola? 

L’orientamento scolastico (Leggi l'approfondimento Recente normativa scolastica sull’orientamento) rappresenta un elemento cruciale nel percorso educativo degli studenti, sia nella scuola secondaria di primo grado che nella secondaria di secondo grado, ma spesso è ancora organizzato e affrontato a livello scolastico quasi come un adempimento burocratico, con la conseguenza di non abbracciare davvero le specificità di ogni studente. (A. Gueli, 2025) 

Compito della scuola è aiutare ogni adolescente a capire chi è, ad avere consapevolezza del proprio processo di apprendimento e dei propri bisogni, a conoscere la rappresentazione che i genitori, gli amici, gli insegnanti hanno di lui: solo così può diventare il reale protagonista della propria esistenza presente e futura nella società.

L’orientamento dovrebbe essere un processo che richiede una vera e propria corresponsabilità tra docenti, famiglie e i diversi attori istituzionali e sociali con i quali lo studente interagisce: tutti impegnati ad aiutare gli adolescenti nella loro crescita personale e formativa, aiutandoli a raggiungere i loro obiettivi e sviluppando le loro competenze in prospettiva del loro personale progetto di vita culturale e professionale. (C’è proprio bisogno di orientamento!)

Conoscersi è indispensabile per capire quale sia la strada più giusta da percorrere, così come acquisire quelle competenze trasversali e quei processi di rafforzamento che ci permetterebbero di affrontare nel modo migliore una società complessa come quella attuale e di utilizzare le doti legate all’intelligenza umana;  ma, di fronte a una società senza punti di riferimento e dove tutto si dissolve velocemente, in cui non abbiamo la dimensione del controllo rispetto a ciò che stiamo vivendo e rischiamo di essere preda della paura del futuro, la dimensione dell’orientamento deve guardare alla persona nella sua complessità e da più punti di vista.

"Se l'85% delle professioni che esisteranno nel 2030 non è stato ancora inventato e oltre sei alunni su dieci che entrano nella scuola primaria faranno un lavoro che oggi non esiste, possiamo ben comprendere che l’incertezza è diventata il fulcro della nostra esistenza". (Fonte Servicematica, 2023)

Ma, come abbiamo già ribadito, di fronte a questa complessità, che genera la classica "paura del futuro", gli adolescenti non sono soli: l’orientamento è un ottimo modo per conoscersi.

"L’orientamento scolastico è un processo complesso e in continua evoluzione, che richiede attenzione, risorse e collaborazioni sinergiche tra tutte le parti coinvolte: scuole, famiglie, istituzioni e mondo del lavoro. Nel 2022, il Ministero dell’istruzione e del Merito ha emanato delle Linee guida per promuovere l’orientamento degli studenti, enfatizzando l’importanza di un percorso formativo che consideri non solo le competenze accademiche, ma anche le aspirazioni personali e professionali dei giovani. Nel farlo, ha scelto un approccio multidimensionale, attraverso il quale si propone di fornire agli studenti gli strumenti necessari per prendere decisioni informate riguardo al loro futuro, sia che si tratti di ulteriori studi che di inserimento nel mondo del lavoro”. (A. Gueli)

Inoltre, l'orientamento scolastico contribuisce a diminuire la paura del futuro fornendo agli studenti strumenti per la consapevolezza di sé e aiutandoli a progettare un percorso formativo e professionale in modo strutturato e offrendo supporto per definire obiettivi realistici, esplorare le proprie potenzialità, favorendo così un approccio più fiducioso. 

L'orientamento aiuta gli studenti a capire meglio se stessi, le proprie attitudini e i propri desideri, supportandoli nella creazione di un "progetto di vita" e questo processo di riflessione strutturata dà un senso a ciò che vivono e rende il futuro meno minaccioso, perché diventa un percorso costruibile. Inoltre, fornisce informazioni e strumenti per prendere decisioni consapevoli e impostare obiettivi realistici, che possono essere raggiunti in ambito scolastico e professionale, riducendo così la sensazione di impotenza.

Oltre alla scelta scolastica, l'orientamento aiuta a sviluppare competenze trasversali fondamentali, come l'autostima, la capacità di gestire lo stress e di relazionarsi con gli altri, che sono utili per affrontare tutte le sfide future.

In conclusione, possiamo affermare che l’impegno sinergico di famiglia e scuola nel sostenere le scelte dei nostri adolescenti e un adeguato percorso di orientamento insegnano a sviluppare un atteggiamento proattivo, che permette di affrontare il proprio progetto di vita  in modo autonomo e consapevole, piuttosto che esserne sopraffatti. Questo approccio può ridurre l'ansia e la paura di fronte all'ignoto.

 

BIBLIOGRAFIA

A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi

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