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E tu sei inclusivo?

Essere docenti oggi significa essere consapevoli di entrare a fare parte di una grande e complessa comunità educativa, in cui si è chiamati a svolgere un articolato percorso formativo, un percorso di acquisizione di competenze specifiche mirate all’insegnamento e non solo.
I docenti sono chiamati a leggere la realtà della società per individuarne le tendenze di sviluppo e poter meglio identificare gli obiettivi educativi e formativi in comunità scolastiche sempre più eterogenee.

Infatti, stiamo vivendo in uno scenario in continua evoluzione, in cui si assiste ...

  • ad un rapido cambiamento di competenze culturali di base e trasversali (conoscenza delle lingue, del digitale....);
  • a profonde trasformazioni nelle classi (classi multiculturali, bilinguismo, intercultura ...);
  • a innovazioni strutturali (autovalutazione, alternanza scuola-lavoro, educazione alla cittadinanza).

Uno scenario che richiede di essere inclusivi

L'inclusione scolastica è impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica le quali, nell'ambito degli specifici ruoli e responsabilità, concorrono ad assicurare il successo formativo degli alunni e degli studenti. L'inclusione scolastica riguarda tutti gli alunni e gli studenti, risponde ai differenti bisogni educativi e si realizza attraverso strategie educative e didattiche finalizzate allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno.” (Decreto 66/2017, Articolo l (principi e finalità)

Dal “vecchio” concetto di integrazione (consentire e facilitare al “diverso” la maggior partecipazione possibile alla vita scolastica degli “altri”) a quello di inclusione: strutturare i contesti educativi in modo tale che siano adeguati alla partecipazione di tutti, ciascuno con le proprie modalità.
L'inclusione comincia dall'interno, da un cambiamento culturale, da ciò che si può fare partendo da ciò che abbiamo, dalla valorizzazione delle risorse presenti, dalla collaborazione tra le persone e i ruoli che assumono nel contesto, dalle competenze sia personali che professionali volte verso obiettivi condivisi.

Cosa deve fare la scuola?

La scuola inclusiva riconosce e valorizza le differenze di tutti gli alunni e cerca di dare pari dignità a ogni tipo di difficoltà, attraverso una progettazione didattica strutturalmente inclusiva. Progetta, innova, documenta, coinvolge e cambia il modo di insegnare e di apprendere. È efficiente ed efficace.

... la scuola deve essere, da un lato, elastica (cioè non rigida, non immutabile, non sclerotizzata nelle certezze didattiche ...); dall’altro, capace di sostenere l’elasticità mediante la connettività, cioè capace di fare rete, fra scuole, fra capitali sociali, fra capitali umani e capace di costruire ponti fra mondi prossimi e meno prossimi.” (S. Versari in “Essere docenti in Emilia-Romagna 2013-14, Guida informativa per insegnanti neo-assunti”)

E i docenti?

Quali sono  le competenze,  i comportamenti e i valori necessari a tutti coloro che intraprendono la professione docente a prescindere dalla materia di insegnamento,  dall’età degli alunni o dal tipo di scuola ? In che modo il periodo della formazione iniziale prepara i docenti ad essere “inclusivi”?

Per rispondere, può essere interessante leggere un documento elaborato dalla European Agency for Development  in Special Needs Education “Profilo dei docenti inclusivi” 2012, in cui tale profilo viene puntualizzato  in quattro valori, ciascuno dei quali declinato in un interessante elenco di indicatori, sui quali le scuole  potrebbero aprire un’attenta riflessione.

Come deve essere, quindi, un insegnante inclusivo?

I quattro valori di riferimento richiesti ai docenti inclusivi sono:

“I. Valorizzare la diversità degli alunni: la differenza tra gli alunni è una risorsa e una  ricchezza

  1. II. Sostenere gli alunni: i docenti devono coltivare aspettative alte sul successo scolastico degli studenti e saper adottare approcci didattici efficaci per classi eterogenee

III. Lavorare con gli altri: la collaborazione e il lavoro di gruppo sono approcci essenziali per tutti  i docenti, sia nei confronti delle famiglie, sia nei confronti di altri  professionisti dell’educazione

  1. IV. Aggiornamento professionale continuo: l’insegnamento è una attività di apprendimento e i docenti hanno la responsabilità del proprio apprendimento permanente per tutto l’arco della vita.”

Il Profilo è uno dei prodotti principali dello studio e della ricerca sulla formazione docente per l’inclusione realizzato dall’Agenzia Europea per lo Sviluppo dell’Istruzione egli Alunni Disabili (http://www.european-agency.org/agency-progetti/Insegnante-Istruzione-per-Inclusion) e  presenta informazioni su quali valori e su quali aree di competenza è necessario formare i docenti  durante il percorso iniziale e quello di abilitazione all’insegnamento.

Il progetto (che ha visto la partecipazione di più di 55 esperti nazionali provenienti da 25 paesi europei ) ha analizzato i percorsi di formazione iniziale e di abilitazione all’insegnamento per la scuola dell’obbligo, comuni e generali, e in che modo questi percorsi preparano ad esercitare la professione docente in ambienti scolastici inclusivi.

Il documento  europeo afferma con vigore che i valori e le aree di competenza servono a tutti gli insegnanti, dato che l’inclusione è responsabilità di tutti i docenti, rinforzando  così il  messaggio che l’inclusione è un approccio didattico valido per tutti gli studenti e non solo per determinati gruppi di alunni portatori di specifiche esigenze particolari.

Anche l’OCSE  sostiene che occorre preparare tutti i docenti a rispondere alla diversità delle richieste e delle esigenze didattiche ed educative che incontreranno in classe.                    Da tempo ormai l'Unione Europea sta promuovendo l'adozione  di stili educativi volti a formare competenze spendibili nella complessità di un mondo in continuo cambiamento. 

E l’Italia?

Con la Legge 107/2015, sono state di fatto introdotte sostanziali modifiche all’approccio alla formazione e allo sviluppo professionale.

Il Piano Nazionale per Formazione dei Docenti (PNFD) presuppone che il capitale professionale di cui è dotata la scuola sia uno dei principali fattori di crescita del Paese e che la qualità dell’istruzione sia imprescindibile dalla qualità della formazione.

Ecco che allora, il MIUR, il 16/04/2018, ha  pubblicato il dossier Sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio”, redatto dalla Direzione Generale per il personale scolastico dello stesso Ministero, per focalizzare l’attenzione degli insegnanti sui punti cardine che ogni formazione/aggiornamento dovrebbe affrontare per essere in linea con il Piano Nazionale di Formazione 2016-2019.

Con la pubblicazione del dossier,  frutto dei risultati di tre gruppi di lavoro,  il MIUR  ha gettato  le basi per la nascita, nel nostro Paese, del docente inclusivo. 

Di fatto, l’attenzione all’inclusione e alle diversità viene derubricata dal livello di competenza professionale del docente di sostegno, specifica per alcuni degli allievi con bisogni educativi speciali, per diventare un atteggiamento mentale, quotidiano e diffuso di tutti i docenti, che devono essere in grado di “modulare” la didattica in relazione alle caratteristiche personali di ogni allievo.

Le  competenze del docente inclusivo devono essere aggiornate su più aree, le une integrate alle altre. Così, accanto alle tradizionali competenze tecniche e disciplinari, anch’esse rivisitate alla luce dei nuovi bisogni, ne compaiono di nuove, di carattere trasversale.

“La definizione del profilo di un docente inclusivo richiede la considerazione di più aree di competenza  rispetto alle quali andrebbero declinati indicatori e possibili descrittori operativi:

  • personale (capacità di empatia, sensibilità pedagogica, motivazione, stile attributivo, livello di autoefficacia, convinzioni personali, aspettative …);
  • relazionale (capacità di gestire la comunicazione e le relazioni all’interno della comunità professionale e con i genitori degli alunni, …);
  • psicopedagogica (conoscenze specifiche sul processo di sviluppo e sulle condizioni per l’apprendimento, …);
  • didattica (capacità di pianificazione di interventi mirati, repertorio di metodologie didattiche inclusive e di strategie di individualizzazione e personalizzazione, repertorio di risorse e strumenti per la valutazione incrementale e formativa, …);
  • organizzativa (capacità di gestire la classe e i gruppi di apprendimento, di allestire ambienti di apprendimento stimolanti, di utilizzare in modo efficace spazi e tempi, di ricorrere a mediatori didattici multicanale, comprese le TIC, per sostenere processi di apprendimento attivi e cooperativi);
  • epistemologica (capacità di riflettere criticamente e di rivedere pratiche e scelte attraverso nuovi percorsi di ricerca e di innovazione, …).”.
    (MIUR, Sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio”,  2018)

La capacità del docente di gestire le relazioni e i comportamenti in classe diventa, dunque, un criterio di qualità, funzionale sia a favorire l’apprendimento, che a gestire con intelligenza gli eventuali conflitti.

Una modalità emotivamente intelligente di gestire la dimensione relazionale e comportamentale aiuta  la creazione di un ambiente di apprendimento di mutuo rispetto, comunicazione coinvolgimento, in cui è più facile creare relazioni positive  e trasmettere valori e regole.

Ricordiamo che la scuola è il luogo delle domande, delle risposte,  della crescita, dell’autonomia, della sperimentazione, della frustrazione e del tentativo di tollerarla.   

E al centro di tutto questo sta la relazione: relazione tra studente-docente, ma anche tra studente-studente, in contesti motivanti nei quali ciascuno può sviluppare l’autostima e coltivare la curiosità.

La scuola non è solo il luogo dove si impara, ma è anche l’ambiente in cui dobbiamo fare entrare le nostre emozioni, la nostra esperienza e il nostro vissuto.

Gli esperti sostengono che l’affettività condiziona l’apprendimento e i processi cognitivi. Nessuna esperienza nella vita viene perduta, ma rimane nella mente creando modelli operativi interni che possono essere riattivati se ci si trova in una situazione analoga. Pertanto, cerchiamo di far  in modo che l’esperienza scolastica dei nostri studenti venga vissuta come esperienza di successo. Solo cosi potranno sperimentare gli anni della scuola come momenti di crescita. 

 “Una delle domande che oggi i ragazzi pongono è quella di poter vivere un’esperienza scolastica collegata con i contenuti e i problemi  della loro vita e la scuola deve essere capace di introdurre nell’esperienza scolastica delle riflessioni significative che li aiutino a costruire forme di identità positive”.  (Cosimo G. e Verni G., 2008)

L’insegnante deve scegliere di essere una guida autorevole: se riesce in questo compito promuoverà fiducia e proporrà una relazione stimolante e rassicurante. Deve essere autentico, voler incontrare i suoi alunni, volerli comprendere e confermare nel loro essere unici. La relazione dovrà essere  sempre di aiuto e incoraggiamento e mai di svalutazione.

Riassumendo,  un docente è inclusivo ...

  • nella misura in cui sa riconoscere i diversi bisogni degli studenti e adatta l’insegnamento e le attività in base alle loro differenze motivazionali, cognitive e metacognitive
  • quando riesce a integrare e a includere tutti i studenti, ciascuno secondo le proprie risorse e le naturali inclinazioni
  • quando sa riconoscere i diversi bisogni emotivi degli studenti, metterli a proprio agio, valorizzare il loro impegno e considerare il loro benessere un obiettivo importante del suo lavoro
  • quando sa progettare il suo lavoro in modo semplice e flessibile, adatto alle diverse abilità, in modo che tutti possano realizzarsi pienamente nella vita
  • quando partecipa alla vita attiva della scuola, vissuta quale ambiente di apprendimento collaborativo, e contribuisce alla realizzazione di un’offerta formativa di qualità
  • quando conosce e sa combinare i diversi metodi di valutazione delle conoscenze, abilità e competenze degli studenti ed è in grado di monitorare il lavoro e il progresso degli studenti e di fornire un feedback per coinvolgerli nel processo di valutazione formativa e promuovere il loro miglioramento, a prescindere dalle loro differenze
  • quando sviluppa relazioni professionali con i colleghi e contribuisce alla gestione delle relazioni con i diversi interlocutori (genitori, enti territoriali, terzo settore, associazioni ecc.).
  • quando collabora con i colleghi nella ricerca didattica, nella progettazione, nella documentazione e nella diffusione di pratiche didattiche efficaci.

L’insegnante deve  essere una persona che sa insegnare come imparare, più che insegnare ad apprendere ciò che si deve sapere. E ci sono delle abilità che oggi sono assolutamente richieste:  per esempio, la collaborazione, anche multiculturale.

 “Un insegnante ....  cioè, che abbia dei confini più sfumati: a volte deve essere più psicologo, altre volte più educatore, altre volte più autoritario. E deve sviluppare tutto questo insieme, in una sua personalità integrata che diventa un modello di uomo di domani.”  (M. Comoglio, 2004)
Perché i ragazzi hanno bisogno di modelli  in cui credere! Ma anche l’insegnante deve credere che ciò che sta facendo possa servire per preparare quello che sarà il futuro dei suoi studenti. 

A cura di Viviana Rossi

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