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Ambienti di apprendimento e benessere

Numerose sono le ricerche che documentano come le condizioni ambientali esercitino un’influenza importante sul benessere dell’individuo. Anche dal punto di vista psicologico si ritiene che il benessere/malessere di una persona sia soprattutto il risultato delle relazioni che essa instaura con l’ambiente in cui vive … e non solo fisico, ma con le strutture sociali e culturali che danno significato alla sua vita. Nell’ambito scolastico, molto importante è, quindi, la sempre maggiore attenzione a creare ambienti di apprendimento formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni degli studenti, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ciascuno.

Benessere psicofisico e apprendimento: suggerimenti

L’ interdipendenza tra il benessere psicologico della persona e l’apprendimento (quindi anche la qualità dell’insegnamento) ha basi scientifiche. Ce lo conferma anche Goleman.
La felicità, infatti, “aumenta l’attività di un centro cerebrale che inibisce i sentimenti negativi, aumentando così la disponibilità di energia insieme all’inibizione dei centri che generano pensieri angosciosi. Questa configurazione offre all’organismo un generale riposo, e lo rende non solo disponibile ed entusiasta nei riguardi di qualunque compito esso debba intraprendere ma anche pronto a battersi per gli obiettivi più diversi( Goleman, D. Intelligenza emotiva. Milano, Rizzoli, 1996).

Chi sono gli studenti con BES presenti nelle nostre classi?

In ogni classe ci sono alunni che richiedono un’attenzione speciale per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, Disturbi Specifici di Apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Quest’area dello svantaggio scolastico, che comprende problematiche diverse, dal 2012 viene indicata come «area dei Bisogni Educativi Speciali (BES)».

Grande è, quindi, l’eterogeneità presente nelle nostre classi; ma la scuola non può lasciare indietro nessuno e deve prendersi cura anche e soprattutto di chi ha problemi e non può farcela da solo!

Come apprendono i nostri allievi?

Poiché tutti siamo diversi e unici, in una classe ci possono essere molti e diversi modi di apprendere e non certamente un unico modo! Eppure è ancora molto diffusa la pratica di un unico modello di insegnamento che prescinde dalle caratteristiche personali dell’alunno , in base alla convinzione che per imparare basta ascoltare le spiegazioni, impegnarsi e studiare. Se uno studente non impara con gli stessi ritmi e con le stesse modalità degli altri, basta insistere, accentuare l’allenamento, senza cambiare nulla nella proposta didattica. L’esatto contrario del modello di apprendimento evidenziato dalle neuroscienze.

Educazione civica: sì, forse, no!

Stop all'Educazione civica. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione boccia la sperimentazione voluta dall'ex ministro perché "metterebbe in crisi l'anno scolastico”.
La “nuova” materia entrerà in classe solo nel settembre 2020... forse!
Ma è proprio nuova? No, l’educazione civica c’era anche prima.Non è mai stata né abolita né reintrodotta perché un insegnamento simile è già previsto dal 1999, anche se con nomi diversi: "Cittadinanza e Costituzione” o “Educazione della convivenza civile”. 
Ma vediamo cosa c’è di nuovo.

Giocando si impara

Secondo gli esperti il gioco sostiene lo sviluppo delle strutture e delle funzioni cerebrali ancora in accrescimento; favorisce lo sviluppo cognitivo e socio-emotivo, la regolazione emotiva e riduce lo stress. Esso permette di esercitare le abilità motorie, espressive, cognitive ed etiche a tutte le età e in modo del tutto spontaneo, diventando, di fatto, un ottimo strumento per l’apprendimento.

La valutazione come causa di malessere o come strumento orientativo e migliorativo

A scuola si usano da anni termini come controllo, interrogazione, correzione, sanzione … che si traducono in giudizi e voti. Oggi, però, si parla molto di valutazione  formativa, autentica, autovalutazione , ma in realtà cosa è cambiato realmente nelle classi? La valutazione dovrebbe essere uno strumento per l’apprendimento e diventare così uno dei mezzi più potenti non solo per migliorare i risultati degli alunni, ma anche per verificare se le strategie didattiche/metodologiche usate hanno permesso ad ogni alunno di fare i progressi previsti, di individuare gli elementi che sono stati di intralcio e quelli che possono essere migliorati.

Metodologie e strategie didattiche inclusive

Cosa significa strategia? E metodologia? Quali sono le più inclusive? Perché è importante utilizzarle?La didattica trasmissiva ed esercitativa non basta più… Con la sola lezione tradizionale (frontale) si trasferiscono  informazioni e non sempre si riesce a promuovere un apprendimento significativo. Gli studenti assumono un ruolo passivo,  il livello di  attenzione diminuisce, per non parlare di tutti quegli alunni che evidenziano un disturbo o una difficoltà nell’apprendimento e nella partecipazione sociale. Ecco perché ogni docente deve individuare  le metodologie  e le strategie più adatte ad assicurare  il massimo grado possibile di apprendimento ad ogni suo allievoin relazione alle  sue caratteristiche e bisogni, valorizzando le sue peculiari differenze.

PROVE INVALSI: presentato il Rapporto nazionale 2019

Lo scorso 10 luglio 2019 è stato presentato alla Camera dei deputati il Rapporto nazionale relativo ai risultati campionari delle prove INVALSI di quest’anno. Le prove del 2019 si sono svolte in due modi diversi: nella scuola primaria sono state proposte agli alunni in forma cartacea, nella scuola secondaria di primo e secondo grado, invece, le prove sono state proposte agli studenti tramite computer (Computer Based Test).
La ricchezza di dati che il Rapporto mette a disposizione evidenzia punti di forza e di criticità molto interessanti. Rispetto al 2018 si riscontra un leggero miglioramento degli esiti complessivi. L’aspetto positivo è che esso si manifesta soprattutto nel Mezzogiorno e a vantaggio degli studenti più deboli. Il documento presenta anche una novità molto importante perché, per la prima volta, si riportano gli esiti anche delle prove dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, sostenute dagli studenti pochi mesi prima dell’esame di stato.

Valutare e certificare competenze

La scuola dell’autonomia è “Una scuola che mira, non solo ad istruire, ma anche e soprattutto a educare e a formare: una scuola che si impegna a far acquisire non solo le conoscenza, ma anche le “competenze”.(Umberto Tenuta, 1998)

Il recente D.Lgs 62/2017 specifica che la valutazione finale di ogni studente deve essere articolata in valutazione dei risultati di apprendimenti disciplinari e in certificazione delle competenze. Lo stesso decreto  precisa anche che i  Collegi dei docenti devono definire correlazioni più stringenti con la certificazione delle competenze, che fanno riferimento alle competenze “di cittadinanza” sottese al Profilo finale dello studente contenuto nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo. Per parlare di valutazione e certificazione delle competenze, però, occorre prima definire le competenze; poi lavorare per promuovere competenze; quindi osservarle per valutarle e, infine, certificarle.