
Rapporto INVALSI 2025: un quadro ricco di spunti su cui riflettere
Anche quest’anno, le rilevazioni INVALSI sugli apprendimenti degli studenti italiani, che servono a fotografare costantemente la situazione del sistema scolastico nazionale nelle principali discipline, restituiscono un quadro ricco di spunti su cui riflettere.
Si ricorda che l’INVALSI è l’ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico incaricato di gestire il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) e di occuparsi degli aspetti valutativi e qualitativi del sistema scolastico italiano, in ottemperanza a quanto previsto dal D. Lgs. n. 62/2017, dalla legge n.107/2015 e dal D.P.R. n. 80/2013.
In particolare, l’INVALSI effettua verifiche periodiche e sistematiche su conoscenze e competenze degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche e studia le cause dell'insuccesso e della dispersione scolastica con riferimento al contesto sociale e alle tipologie dell'offerta formativa.
(PROVE INVALSI, presentato il Rapporto nazionale 2019)
Le prove INVALSI, che quest’anno si sono svolte da marzo a giugno (Leggi Approfondimento_Calendario somministrazioni anno scolastico 2024/25), intendono misurare "il raggiungimento di alcuni apprendimenti di base, indispensabili per affrontare anche altre discipline, così come per partecipare in modo attivo alla vita sociale ed economica del Paese, per l’esercizio pieno dei diritti e dei doveri di cittadinanza, anche digitale, o indispensabili sul lavoro".
(PROVE INVALSI, presentato il Rapporto nazionale 2019)
Si tratta di una prova di Italiano e una di Matematica per tutti. Inoltre gli allievi e le allieve dell’ultimo anno della scuola primaria, della secondaria di primo e di secondo grado hanno svolto anche due prove di Inglese: una di comprensione della lettura (Inglese-Lettura/Reading) e una di comprensione dell’ascolto (Inglese-Ascolto/Listening).
Quest’anno, per la prima volta in Italia, solo a studenti e studentesse delle classi campione della scuola secondaria di secondo grado, è stata somministrata una prova sulle competenze digitali.
Nella rilevazione del 2025, le prove INVALSI hanno coinvolto circa 11.500 istituti scolastici, statali e paritari, circa 2.555.000 studenti e studentesse, insieme alle loro famiglie e al personale scolastico, e hanno portato alla somministrazione di oltre 2.500.000 prove cartacee (nella scuola primaria) e di circa 5.100.000 prove computerizzate (nella scuola secondaria di primo e di secondo grado).
Le prove INVALSI non producono voti, ma forniscono risultati suddivisi per livelli che indicano le competenze raggiunte dagli studenti: dati precisi e aggiornati che servono non solo per valutare il presente, ma anche per orientare le politiche educative del futuro.
I risultati delle prove relative a Italiano, Matematica e Inglese, mostrano un quadro complesso e a macchia di leopardo. I risultati di Italiano e Matematica sono sostanzialmente stabili, mentre quelli relativi all'Inglese mostrano un miglioramento. (Leggi Approfondimento_ I dati delle Prove INVALSI 2025 in breve)
A partire dai dati emersi nel recente rapporto, si possono evidenziare alcune tendenze incoraggianti e altre che, invece, continuano a presentare alcune criticità del sistema scolastico italiano.
Partiamo dagli aspetti positivi: la dispersione esplicita, cioè l'abbandono scolastico vero e proprio, con gli studenti che lasciano definitivamente il sistema scolastico prima del conseguimento del titolo per motivazioni varie (assenze prolungate, ripetenze, interruzioni…), continua a diminuire. Sempre meno giovani lasciano la scuola anzitempo.
Ma aumenta la dispersione implicita, che si riferisce a quegli studenti che, pur conseguendo un titolo di studio, non raggiungono il livello di competenze attese, soprattutto in italiano e matematica, e escono dal sistema formativo con gravi lacune. In alcune regioni (Puglia, Basilicata e Calabria) si osservano segnali di contenimento della dispersione implicita, soprattutto dove sono state attivate azioni di accompagnamento e supporto alle scuole.
Per rendere davvero duraturo il contrasto alla dispersione, dicono gli esperti, è però fondamentale intervenire precocemente, già a partire dalla scuola dell’infanzia, dove si gettano le basi per lo sviluppo linguistico, cognitivo e relazionale. Investire nei primi anni di istruzione è una leva decisiva per costruire percorsi scolastici solidi ed inclusivi, per garantire il diritto allo studio e alla crescita personale per tutti/e.
In ogni caso, l’Italia ha raggiunto il traguardo del PNRR, attestandosi già nel 2024 al 9,8%, con un anno di anticipo rispetto all’obiettivo fissato per il 2026 al 10,2%.
"Dopo aver mancato l’obiettivo europeo del 10% nel 2020, l’Italia ha già raggiunto il traguardo PNRR del 10,2% previsto per il 2026. Ancora più significativo, il fatto che – sulla base della stima relativa ai/alle 18-20enni – il valore atteso si collochi intorno all’8,3%, rendendo concreto il raggiungimento dell’obiettivo europeo del 9% entro il 2030. Si tratta di un risultato di grande rilievo, non solo in termini quantitativi: l’aumento della quota di giovani che completa almeno l’istruzione obbligatoria ha effetti positivi sull’inclusione sociale, sull’occupabilità e, più in generale, sulla coesione del Paese".
(Rapporto INVALSI 2025)
Un secondo aspetto positivo riguarda la rilevazione sperimentale delle competenze digitali.
La prima somministrazione, su base campionaria, condotta secondo il framework europeo DigComp 2.2, ha fornito risultati incoraggianti: "la maggior parte degli studenti e delle studentesse del secondo anno della scuola secondaria di secondo grado si colloca tra il livello intermedio e quello avanzato in tutte e quattro le aree indagate. Il dato è importante perché mostra la capacità crescente della scuola di promuovere competenze chiave per la cittadinanza digitale".
Si precisa che il concetto di cittadinanza digitale non si limita all'uso corretto della tecnologia, ma abbraccia un insieme di competenze cognitive, sociali ed etiche che consentono agli individui di partecipare attivamente e responsabilmente alla vita digitale… ed è proprio in quest’ottica che il Consiglio europeo ha proposto il 2025 come l'anno europeo dell'educazione alla cittadinanza digitale in tutta Europa.
Questa iniziativa, approvata da 46 Paesi europei, mira a fornire ai cittadini le competenze necessarie per vivere al meglio in una società digitalmente connessa, incoraggiando un senso di responsabilità condivisa, la partecipazione democratica e i diritti umani online.
"Nel 2025, l’Anno europeo dell’educazione alla cittadinanza digitale sarà un invito ad agire, incoraggiando le parti coinvolte, dai governi alle singole persone, a impegnarsi a rendere la cittadinanza digitale un elemento essenziale dei sistemi educativi. Il quadro del Consiglio d’Europa verterà sulle aree seguenti:
- pensiero critico e alfabetizzazione digitale;
- rispetto dei diritti e delle libertà digitali;
- partecipazione attiva e impegno civico;
- sicurezza e benessere nel mondo digitale."
In merito alla prova sulle competenze digitali (figura 4.2.4 del Report 2025), è complessivamente alta la quota di studenti e studentesse che raggiungono almeno il livello intermedio: 89,1% in Alfabetizzazione su informazioni e dati, 90,7% in Comunicazione e collaborazione, 84% in Creazione di contenuti digitali e 85% in Sicurezza.
"I risultati ottenuti, spiega il Rapporto 2025, sono stati positivi e in linea con le attese per studenti di 15 anni, mostrando una buona padronanza nell’utilizzo consapevole e sicuro delle tecnologie digitali in contesti di apprendimento, comunicazione e creazione di contenuti digitali".
Però, il Rapporto precisa che, anche se la rilevazione sperimentale sulle competenze digitali ci restituisce una fotografia incoraggiante, occorre ricordare che tali competenze non possono sostituire quelle di base. "È quindi necessario un duplice impegno: innovare e aprirsi alle sfide del presente, senza perdere di vista i fondamentali del processo educativo e formativo."
Un terzo aspetto positivo è rappresentato dai segnali di miglioramento provenienti da alcune regioni del Sud Italia, dove si stanno attivando efficaci azioni di supporto alle scuole.
Il Rapporto precisa che: "Le azioni mirate e differenziate messe in campo negli ultimi anni – come Agenda Sud, il Piano Estate o gli interventi infrastrutturali finanziati dal PNRR – iniziano a mostrare risultati concreti. In particolare, coloro che hanno beneficiato di tali interventi presentano, in alcuni casi, una riduzione della dispersione scolastica implicita e un consolidamento dei livelli minimi di apprendimento. Questi primi risultati indicano che l’individuazione tempestiva dei bisogni e la personalizzazione degli interventi costituiscono un approccio promettente, da estendere e rafforzare."
(Rapporto INVALSI 2025)
Accanto a questi aspetti incoraggianti, permangono però criticità che richiedono attenzione e intervento.
In primo luogo, sul territorio italiano continuano a emergere disuguaglianze rilevanti, già evidenti nella scuola primaria e ancora di più nei cicli successivi. Anche quando viene considerato l’effetto della composizione della popolazione scolastica (in termini di background socio-economico o origine migratoria), restano divari importanti tra Nord e Sud e, in alcuni casi, anche tra Centro e Sud.
In secondo luogo, si confermano le differenze significative tra i vari indirizzi della scuola secondaria di secondo grado.
"I licei continuano a mostrare risultati medi più elevati rispetto agli istituti tecnici e professionali, ma emergono anche segnali di una gerarchizzazione interna agli stessi licei, con alcuni indirizzi che appaiono strutturalmente più deboli. Si tratta di un fenomeno che merita attenzione, perché rischia di rafforzare diseguaglianze già presenti nel sistema, compromettendo l’equità dell’offerta formativa".
(Rapporto INVALSI 2025)
Un terzo elemento di criticità, secondo il Rapporto 2025, riguarda la polarizzazione degli esiti. Se da un lato il sistema riesce a garantire a un’ampia quota di studenti e studentesse il raggiungimento di livelli soddisfacenti, dall’altro continua a persistere una fascia di popolazione scolastica che non raggiunge i traguardi minimi.
"Questo fenomeno si traduce in una distribuzione sempre più divaricata dei risultati, in cui miglioramenti in una parte della popolazione si accompagnano a una quota stabile (se non crescente) di allievi e allieve in forte difficoltà. In alcuni casi il sistema scolastico non appare adeguatamente in grado di "tenere insieme" tutte le componenti della sua popolazione."
(Rapporto INVALSI 2025)
Popolazione scolastica sempre più eterogenea e complessa, come giustamente sottolinea il Rapporto INVALSI 2025, dovuta ad un generale aumento della complessità dell’utenza: sia per l’inclusione crescente di studenti con bisogni educativi speciali in ogni ordine di scuola sia per la maggiore incidenza di studenti con origini migratorie. Invalsi parla di un "effetto chiaramente visibile già a sette-otto anni, dove la presenza di alunni con provenienze molto diverse conseguono risultati molto eterogenei tra di loro".
"Le scuole italiane si confrontano oggi con una varietà di percorsi biografici e con situazioni familiari articolate, fattori che rendono la didattica più articolata e impegnativa. Tale complessità, se da un lato rappresenta una sfida, dall’altro può divenire un’opportunità per rinnovare le strategie didattiche e puntare su una reale personalizzazione degli apprendimenti. Il Rapporto sottolinea tuttavia come questo aumento della complessità non sempre trovi una risposta adeguata nei modelli organizzativi e nelle risorse didattiche a disposizione, acuendo i rischi di dispersione implicita, ovvero la difficoltà a garantire a tutti competenze realmente solide."
(Rapporto INVALSI 2025: luci e ombre sulla scuola italiana)
È opportuno, quindi, interrogarsi su alcuni fattori strutturali che riguardano la trasformazione della società: gli studenti sono cambiati; le famiglie sono cambiate; sono aumentati i contesti caratterizzati da maggiore fragilità socio-economica e, di conseguenza, anche le problematiche sociali ed educative. E il sistema scolastico, purtroppo, non sempre e non dovunque, riesce ad adattarsi e fa fatica a rispondere con strategie e strumenti nuovi alle sfide della nostra società. La sfida dei prossimi anni sarà assicurare un continuo miglioramento degli apprendimenti per tutti, garantendo "equità, qualità e inclusione come pilastri fondamentali del sistema educativo italiano".
(Rilevazioni Nazionali degli apprendimenti 2024-25).
Per non parlare, poi, dell’impatto crescente delle tecnologie nelle scuole e, quindi, della necessità di presidiare con attenzione i contenuti dell’insegnamento.
Per questo motivo, conclude il Rapporto Invalsi 2025, "… è oggi necessario intervenire nel cuore della vita scolastica con il massimo dell’attenzione: servono politiche granulari, differenziate e capaci di valorizzare ogni contesto, agendo sulla qualità dell’insegnamento, sulla formazione del personale, sulla cooperazione tra scuola e famiglie e sulla costruzione di un’offerta formativa sempre più articolata, equa e inclusiva. Le differenze territoriali, già visibili nella scuola primaria, rendono inoltre evidente la necessità di intervenire il più precocemente possibile, a partire dalla fascia 0-6. Investire nelle prime età e nei contesti più fragili significa costruire basi più solide per il futuro e ridurre progressivamente i divari che ancora segnano il Paese".
(Rapporto INVALSI 2025)
Il quadro che emerge dai dati INVALSI suggerisce la necessità di azioni tempestive e mirate per affrontare in modo efficace le sfide che il sistema scolastico ha di fronte.
Infatti, alla luce dei dati INVALSI 2025, il sistema scolastico italiano si trova di fronte a una duplice sfida: mantenere il trend positivo nella lotta alla dispersione e innalzare la qualità degli esiti formativi, con particolare attenzione a discipline come la matematica e le materie scientifiche. Una sfida che richiede politiche reattive, capaci di intervenire, a partire dalle criticità segnalate, sia nella prevenzione del disagio e dell’abbandono scolastico sia nella promozione di percorsi individualizzati e personalizzati.
Sono necessari interventi che agiscano nel profondo della vita scolastica: PNRR, Agenda Sud, Agenda Nord, miglioramento delle infrastrutture, formazione del personale, attenzione ai contenuti d’insegnamento, ecc. Non solo, ma, secondo gli esperti, oltre ai necessari investimenti da mettere a disposizione delle scuole, servirebbero anche una maggiore autonomia nella gestione delle risorse economiche e del personale, una maggiore corresponsabilizzazione degli enti territoriali… e il coinvolgimento dell’intera società.
Si spera che le recenti strategie nazionali, tra cui tutti i progetti del PNRR, dimostrino che, quando le azioni sono progettate su più fronti e sulla base delle esigenze specifiche di scuole e classi, i risultati prima o poi arrivano!
"L’auspicio è che il Rapporto INVALSI 2025 stimoli un confronto vero e costruttivo, favorendo investimenti sia in inclusione che in eccellenza, ponendo sempre i bisogni degli studenti, la professionalità dei docenti e l’innovazione dei modelli didattici al centro delle politiche scolastiche. Solo così la scuola italiana potrà superare la fase di "crisi delle competenze media" e tornare ad essere un motore di crescita, coesione e sviluppo per tutto il Paese."
(Rapporto INVALSI 2025: luci e ombre sulla scuola italiana)
Il rischio, secondo alcuni docenti, è che si finisca per ridurre la scuola a una somma di risultati numerici, dimenticando che educare significa molto più che insegnare a risolvere esercizi o comprendere un testo scritto. Le prove INVALSI, in quanto valutazione di sistema, non misurano, ad esempio, la creatività, le dinamiche relazionali, la capacità di affrontare la complessità: tutti aspetti fondamentali nella formazione integrale della persona. Non solo: le prove INVALSI non potranno mai misurare il carico emotivo, professionale e gestionale che grava su studenti, docenti, famiglie, personale ATA e dirigenti scolastici.
SITOGRAFIA
Invalsi open, I risultati
Rapporto invalsi
Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2024-25
PROVE INVALSI: presentato il Rapporto nazionale 2019
Rapporto INVALSI 2025: luci e ombre sulla scuola italiana
INVALSI - Rilevazioni nazionali e indagini internazionali
INVALSI 2025: Cosa dicono (e cosa non dicono) le prove standardizzate sulla scuola italiana
A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi



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